Per quasi un secolo i tappeti turcomanni sono stati genericamente chiamati con il nome di Bochara o Buchara, probabilmente perché questo era il maggior centro di raccolta e commercializzazione di questi manufatti e non, come spesso si pensa, di produzione.
Oggi sono diffusamente suddivisi sulla base dei 6 principali gruppi tribali che hanno abitato il Turkestan Occidentale nei secoli scorsi.
CHODOR
ERSARI
SALOR
SARYK
TEKKE
YOMUT
La presentazione dei tappeti turcomanni dell’Asia Centrale, è molto complessa, probabilmente più di qualsiasi altra tipologia di tappeti.
Il motivo dipende dalle vicende storiche e dalle numerose variabili etnografiche che hanno caratterizzato queste popolazioni nomadiche centroasiatiche fino alla fine del XIX secolo.
Questi tappeti nomadici contengono una simbologia molto ampia che viene comunemente ricondotta a differenze tribali e araldiche, il tutto reso ancora più complesso dalle funzioni mitologiche e rituali dei disegni turcomanni.
Tutto ciò rende, talvolta, molto difficile elaborare una loro descrizione sicura, anche per gli studiosi accademici più titolati.
I tappeti turcomanni presentano quasi sempre un disegno a comparti ripetuti, formati da motivi geometrici stilizzati chiamati gol o gul.
Ogni tribù differenziava i tappeti con propri gul, alternati a differenti simbologie.
Interamente annodati in lana, i colori dominanti erano il rosso, il marrone bruno e il color melanzana di fondo, alternati a colori più chiari presenti nei gul principali e nei simboli secondari.
Ancora oggi, come nei secoli passati, vengono annodati con differenti finalità d’uso, spaziando dalla classica funzione di tappeto da pavimento della tradizionale tenda circolare chiamata Yurta, all’utilizzo come porta (Ensi), come sacca da parete (Chuval; Mafrash; Torba), come ornamento da cerimonia (Asmalyk), come larghe e lunghe bande / strisce per legare tra loro i feltri che ricoprono esternamente le tende.
Paradossalmente i tappeti turcomanni sono i tappeti che, più di tutti gli altri, hanno mantenuto intatte, nei secoli, le proprie tradizioni grafiche e stilistiche, rinunciando, così, a qualsiasi forma di condizionamento operato dal mercato.
Questo, probabilmente, è il motivo per il quale si trovano così tanti collezionisti che ne fanno veri e propri oggetti di culto, considerandosi l’elite del collezionismo mondiale dei tappeti antichi.