Il successo dei tappeti cinesi antichi e d’epoca è legato alla semplicità, pulizia e “leggerezza” dei disegni, unitamente ai colori utilizzati, sapientemente armonizzati tra loro e raramente accesi e vivaci. Hanno caratteristiche tecniche ineccepibili: armatura e vello, per corposità e filatura, sono talmente proporzionati da potersi spesso considerare perfetti.
Un’osservazione sintetica d’assieme, infatti, suscita un senso di leggera e raffinata eleganza. Questo, probabilmente, il motivo che spiega il loro elevato valore collezionistico e arredativo.
Storicamente. i tappeti cinesi sono relativamente più recenti rispetto ai tappeti provenienti dall’ Asia minore, centrale e dalla Persia. Una vera produzione di corte ha inizio solo alla fine del XVI sec. I primi tappeti giungono in Europa e in America dopo la prima metà del XIX sec, in occasione delle spedizioni militari occidentali che occuparono il Palazzo d’Estate vicino a Pechino e, alla fine dello stesso secolo, la Città Imperiale, in concomitanza con la famosa ribellione dei Boxer.
I tappeti cinesi erano annodati su telai verticali con nodo asimmetrico (o Senneh), su trama e ordito in cotone e vello in lana; l’uso della seta, contrariamente a quanto si possa pensare, è stato assai scarso.
La produzione più rappresentativa era quella realizzata nell’area di Ningxia. La struttura di questi tappeti era particolarmente morbida e floscia, la lana lucida, e l’iconografia era ispirata dalle religioni buddista e taoista.
La più frequente simbologia utilizzata era:
- il drago a cinque artigli, simbolo dell’imperatore e di potere
- la fenice, simbolo dell’imperatrice e di fertilità
- il cane di Fo, che seguiva e proteggeva Buddah
- il cerchio Ying-Yang, che rappresentava nella parte chiara (Ying), l’elemento femminile e le forze passive, e nella parte scura (Yang), l’elemento maschile e le forze attive
- la svastica, che si ispirava al culto del sole e costituiva elemento di continuità, longevità ed esistenza
- l’ideogramma shou, che significava felicità
- il fiore di loto, che simboleggiava l’estate e, per i buddisti, la purezza
- il crisantemo, che rappresentava l’autunno
- il pipistrello (fu), simbolo di longevità e felicità
- le nuvole, che associavano il concetto di potenza
I colori erano relativamente limitati, prevaleva l’uso del blu nelle sue diverse tonalità, del giallo oro, del rosa e del beige.
Un’altra produzione si concentrò nell’area di Patou, sviluppandosi anch’essa nella seconda metà del XX sec. Era caratterizzata da tappeti con motivi figurativi, con paesaggi o grandi vasi di fiori.
La produzione di Pechino si sviluppò sul finire del XIX sec. e venne condizionata dalla crescente richiesta di tappeti proveniente dagli Stati Uniti.
Abbinava la simbologia cinese ai disegni floreali d’ispirazione francese.
Per la prima volta si videro esemplari con il campo completamente blu o azzurro e l’introduzione del medaglione centrale.
La forte domanda statunitense spinse alcuni mercanti-imprenditori americani a fondare a Tiensin, nelle vicinanze di Pechino, vere e proprie manifatture dedicate, le più famose delle quali presero il nome proprio dai mercanti che le avviarono: Nichols e Fette.
Erano tappeti con una struttura più rigida dei Pechino, e quindi tappeti più economici, ma dai colori estremamente vivaci, con l’inserimento del verde, del viola, dell’arancione e del nero.
Vennero usati anche motivi ispirati allo stile Liberty e Decò, di moda in quell’epoca.