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Quando si analizzano i tappeti caucasici, capita di trovarsi difronte ad esemplari dalla provenienza incerta, questo per le frequenti migrazioni dei diversi gruppi tribali di quell’area che, spinti da esigenze sia di carattere nomadico (transumanza del bestiame) che da motivi storico-politici, finirono per subire l’influenza stilistica delle diverse etnie, generando contaminazioni straordinarie.
E’ il caso dello splendido esemplare qui pubblicato.
La presenza contemporanea di alcune caratteristiche grafiche, infatti, può creare dubbi circa una sua precisa attribuzione, ma la sua collocazione all’interno del gruppo dei Kazak (Kazakh) è innegabile.
Ad una prima osservazione, infatti, si sarebbe portati a classificare questo tappeto come un Kazak “Sevan” (Sewan), annodato nell’area del Caucaso sud-occidentale. Questi tappeti, per l’appunto, son contraddistinti da un enorme motivo araldico che, in una delle tre varianti conosciute, termina con forme a “punta di freccia” (o lancia) pioù o meno allargata, proprio come l’imponente ornamento blu di questo esemplare, collocato su uno sfondo rosso robbia brillante, arricchito da caldissime abrash (tipici cambiamenti tonali dei colori naturali, dovuti a “bagni” di colore della lana effettuati in momenti diversi).
Ciò che induce però ad attribuire questo maestoso esemplare ad un altro gruppo di Kazak sono i due emblemi tribali a “fiore cruciforme” collocati proprio nelle due gr,andi estremità a punta, tipici dei Lori Pambak , come altrettanto tipica è la luminosa cornice principale a “tridente (o mani) e stelle” su fondo bianco.
La visione d’insieme di questo tappeto non può lasciare indifferenti. Si ha la sensazione di una maestosa semplicità, impreziosita dalla ricercatezza grafica dell’annodatrice che ha voluto dotare il monumentale motivo araldico di una bordura uncinata di un bel colore celeste acqua-marina, che in alcuni tratti si trasforma sia nell’arcaico motivo a “corna di montone” (kotchak) di derivazione turcomanna, sia nel motivo a “T”. La stessa bordura si ritrova anche attorno al grande ottagono centrale a fondo bianco, contenente chiari motivi sciamanici, riprodotti anche nei quattro cantonali del tappeto. Da notare i due motivi a “diamante uncinato” che fungono da raccordo con le due grandi estremità a punta: hanno una straordinaria leggerezza data dalla policromia della scacchiera a piccoli rombi, sapientemente riprodotta, solo qui, anche sulla bordura uncinata.
La ricerca di simmetria, caratterizzata dall’utilizzo di questi quattro motivi ottagonali e di altri quattro a stella, disposti sul fondo rosso robbia del campo centrale, conferiscono al tappeto una sensazione di ordine degli spazi, in contrapposizione al tipico horror vacui caucasico (tradizionale ricerca di riempimento degli spazi vuoti). Contemporaneamente, però, si assite alla meravigliosa spontaneità cromatica dell’annodatrice che ha utilizzato differenze tonali e cromatiche lungo le bordure, cambiando, talvolta, anche la rigorosa alternanza di colore di alcuni “tridenti” (o mani) della bordura principale.
Di sicuro un esemplare dal grande fascino e di alta epoca.